Palma Bucarelli, gli artisti Mazzella e la luce del Cilento

Palma Bucarelli, gli artisti Mazzella e la luce del Cilento

È stata prorogata fino al 15 settembre la mostra “Omaggio del Cilento a Palma Bucarelli”, promossa dall’Associazione Culturale Donnaregina di Napoli in collaborazione con il Comune di Pisciotta, che si svolge nella storica sede del Palazzo Marchesale. Il sindaco della cittadina cilentana, Ettore Liguori, lo ha deciso dopo aver constatato che l’afflusso di pubblico non accennava a diminuire, neppure negli ultimi giorni di agosto. Di seguito, riportiamo un articolo sulla mostra dedicata a Palma Bucarelli, firmato dallo studioso e critico d’arte Antonio Grieco.

di Antonio Grieco

Superando l’idea della spettacolarizzazione dell’arte che caratterizza ormai la programmazione istituzionale di molte città italiane, talvolta, sono i piccoli centri che ci consentono, attraverso iniziative semplici, ma di notevole originalità, di arricchire la nostra cultura artistica di aspetti inediti, che contribuiscono a delineare un quadro più dinamico e vivace della storia culturale e artistica del Novecento.

È ciò che è accaduto a Pisciotta con la mostra “Omaggio del Cilento a Palma Bucarelli”, promossa dall’Associazione Culturale Donnaregina di Napoli in collaborazione col comune cilentano, che resterà aperta nelle belle sale dello storico Palazzo Marchesale dal 5 al 31 agosto.

Ritratto della Bucarelli di Elio Mazzella

Ritratto della Bucarelli di Elio Mazzella

Di Palma Bucarelli, della sua personalità cosmopolita e anticonformista e del suo decisivo apporto alla rinascita dell’arte italiana, sembrava che ormai si conoscesse tutto, a cominciare dal ruolo da lei svolto, dal 1942 al 1975, come direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, sino ai suoi grandi meriti, durante l’ultimo conflitto mondiale, per aver sottratto alla razzia dei tedeschi le opere dei più importanti artisti del nostro Paese. Va anche detto che negli ultimi anni, un contributo molto importante alla conoscenza del suo complesso itinerario culturale, è venuto non solo da preziose e documentate biografie ma anche da uno spettacolo, In pieno mondo, Palma Bucarelli, tratto dal libro di Lorenzo Cantatore e Edoardo Sasso, che la brava attrice e regista napoletana Marilù Prati ha messo in scena mostrando – con efficacia drammaturgica – l’inquietudine esistenziale di una protagonista della cultura italiana che, in anticipo sui tempi, incarnò l’idea di un femminismo come affermazione radicale d’indipendenza e di autonomia dal potere nella società contemporanea.

Ma, forse, nessuno di questi pur importanti contributi, ha il valore di questo piccolo evento, costruito da Elio Mazzella e Filiberto Passananti intorno all’idea di portare alla luce quel rapporto, quasi nascosto nella sua personalità, tra la sua profonda sensibilità umana, il sentimento lirico della vita e l’arte come bellezza, come fine ultimo di un percorso conoscitivo cui ogni essere umano dovrebbe aspirare per raggiungere un’altra dimensione della vita e un diverso equilibrio interiore.

Da sinistra, Rosario e Luigi Mazzella, Palma Bucarelli ed Elio Mazzella nel cortile di Villa Haas, al Vomero

Da sinistra, Rosario e Luigi Mazzella, Palma Bucarelli ed Elio Mazzella nel cortile di Villa Haas, al Vomero

Elio Mazzella, suo grande estimatore e amico – che ha curato questo omaggio in ricordo di una amicizia che ha avuto un ruolo importante nella sua esperienza umana e artistica – attraverso le opere esposte e le belle immagini del catalogo, oltre all’intenso legame umano che si creò tra la signora dell’arte italiana e i tre fratelli artisti – lui stesso, Luigi e Rosario – ha inteso mostrare anche l’interesse della Bucarelli per l’arte napoletana del Novecento, che lei osservava senza pregiudizi attenta soltanto alla qualità pittorica delle opere.

Così – oltre ai suoi lavori e a quelle dei fratelli – Elio Mazzella ha esposto nelle luminose sale dello storico palazzo di Pisciotta, le opere dei maggiori pittori napoletani del Novecento; artisti che la direttrice della Galleria d’arte Moderna di Roma ha avuto l’opportunità di conoscere proprio frequentando, a Napoli, la casa e l’atelier dei Mazzella nella vanvitelliana Villa Hass; luogo segreto e mitico della collina vomerese, che ospitò personalità come Giulio Carlo Argan, Carlo Levi, Filiberto Menna, Paolo Ricci, Luigi Compagnone, Michele Prisco, e tanti altri scrittori, critici e intellettuali napoletani e italiani, che riconoscevano in questa straordinaria famiglia d’arte assoluti valori di civiltà legati alla grande tradizione artistica napoletana.

Il Palazzo Marchesale di Pisciotta

Il Palazzo Marchesale di Pisciotta

L’omaggio del Cilento alla Bucarelli – come ha ricordato il sindaco Ettore Liguori presentando in una sala affollata l’iniziativa – si spiega anche con l’amore profondo che legava questa icona della modernità al Cilento, alla sua luce e a quelle atmosfere magiche sospese nella storia e nel tempo.

Qui, infatti, ospite sempre dei Mazzella, la grande storica dell’arte trascorreva periodi sereni, assorta solo nei suoi pensieri e persa nell’incanto di una terra incontaminata non ancora travolta dalla barbarie. È in questa terra e nella semplicità dello sguardo di Elio, Rosario e Luigi, che la Bucarelli ritrovava finalmente un mondo sottratto alla finzione, liberato dalle convenzioni di una società borghese che non riusciva più a condividere e a capire.

L’ospitalità e la semplicità della famiglia Mazzella colpì profondamente questa grande intellettuale italiana, che appariva algida e fredda agli occhi di molti suoi ammiratori e amici.

L’intenso rapporto umano con famiglia Mazzella – come testimoniano bene gli scatti con Luigi, Rosario ed Elio – dà, invece, l’idea di una donna diversa, di uno sguardo sensibile pronto ad accogliere tutte le molteplici forme della contemporaneità e della vita. Molte delle foto in catalogo sono rivelatrici appunto di un sentire profondo, di una umanità e di una sensibilità lievi: come quella immagine – davvero emblematica – che ritrae Palma Bucarelli e la figlia di Luigi, Laura, insieme a tavola, sorridenti, una accanto all’altra.

Il ritratto della Bucarelli di Guido Sacerdoti

Il ritratto della Bucarelli di Guido Sacerdoti

L’intellettuale che si è scontrata per tutta la vita con chi intendeva ostacolare il suo sogno di liberare l’arte per liberare l’uomo, in questa immagine lascia il posto alla verità di un gesto quotidiano che è un semplice atto d’amore verso la vita.

Nelle sale della Biblioteca di Palazzo Marchesale sono esposte opere dei maggiori artisti napoletani del Novecento, che provengono in gran parte dalla collezione dei fratelli Mazzella.

Si tratta di dipinti di grande interesse, di cui crediamo sia giusto segnalare – oltre i ritratti di Elio della Bucarelli, immersi in silenzi spettrali e metafisici, i piombi leggeri di Luigi e i dipinti surreali di Rosario – almeno i dipinti di Salvatore Ciaurro, che ritraggono la storica dell’arte in tutto il suo giovanile splendore; una scena visionaria di Enrico Cajati; un piccolo e surreale paesaggio di Paolo Ricci, una luminosa tela di Salvatore Emblema, anch’egli grande amico della Bucarelli; i manifesti liberty di Chiancone e Tomai; lo splendido “Carnevale” di Mariano Mazzella, padre dei tre fratelli. Su molte di queste opere, la Bucarelli si soffermava a lungo. Talvolta, dando consigli a Luigi, Rosario ed Elio che ascoltavano le sue parole in religioso silenzio.

Floriano de Santi, nella presentazione della mostra, ha ricostruito con notevole precisione e acume critico la storia della amicizia (sino ad ora ignorata dalle biografie ufficiali) che legò i tre giovani artisti napoletani alla direttrice della Galleria d’arte Moderna di Roma, osservando che la Bucarelli colse nella loro arte qualcosa che l’avvicinava al suo ideale di bellezza; uno sguardo che mescolava classico e moderno e guardava molto al di là del provincialismo locale.

La villa cilentana degli artisti Mazzella con la lapide che ricorda Palma Bucarelli

La villa cilentana degli artisti Mazzella con la lapide che ricorda Palma Bucarelli

Nell’arte dei Mazzella, nota Nino D’Antonio in catalogo, la Bucarelli scoprì valori autentici di modernità legata alla propria cultura, apprezzando l’iconografia sacra di Luigi, i “teleri” dei cicli pittorici di Rosario e i dipinti informali di Elio, che incoraggiò a continuare nella ricerca materica dei “cementi”. Del resto, non poteva essere diversamente, dal momento che tra i meriti della direttrice della Galleria d’arte Moderna di Roma, ci fu anche quello di aver fatto conoscere l’Informale in Italia e di aver visto per tempo l’originalità di un grande maestro del Novecento come Alberto Burri.

Ci piace terminare questa breve riflessione intorno al coraggioso omaggio del Cilento ad una delle personalità più originali della nostra cultura, ricordando ciò che lei scrisse nel suo diario (pubblicato dalle Edizioni De Luca nel 1997) a proposito della donna. Era il 1944 e Palma Bucarelli annotò: “Bisogna veramente svegliare le donne italiane a una maggior coscienza dell’individualità sociale e politica, insegnarle a sentirsi parte importante e attiva della cosa pubblica, della politica del paese”. Sono frasi che ancora oggi appaiono di un’attualità sconvolgente; fanno pensare a questa regina dell’arte italiana come ad un simbolo per ogni donna che lotta per l’affermazione della propria libertà e dei propri diritti contro qualsiasi potere chiuso, arrogante e oppressivo.

 

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