Il pallone amato e odiato

Il pallone amato e odiato

La mappa indica la collocazione della lapide

La mappa indica la collocazione della lapide

Giocare a pallone a Napoli è sempre stato difficile: la cronica mancanza di spazi e di strutture sportive costringe, soprattutto i ragazzi, a giocare dove capita: in un’area chiusa al traffico, in un largo, in una piazza. Il tutto tra urla e imprecazioni dei passanti, che proprio non gradiscono l’idea di ricevere una pallonata e che, troppo spesso, dimenticano quando portavano i pantaloni corti e per strada a giocare col pallone c’erano loro.
Comunque, niente di nuovo sotto il sole: era già così diversi secoli fa. Nei pressi del Largo Corpo di Napoli, lì dove vico Donnaromita piega a novanta gradi verso via Giovanni Paladino, c’è un’antica lapide che vieta il gioco del pallone nelle strade adiacenti il complesso conventuale di Donnaromita. Il convento fu fondato da alcune monache provenienti da Costantinopoli ed è ricordato con questo nome sin dal 1025.

La pena per chi, giocando a pallone, disturbava  le preghiere delle suore, non era da poco, è impressa nel marmo della targa, nella quale Andrea Provenzale, consigliere delegato del Manastero di Santa Maria di Donnaromita ricorda ai napoletani che trasgredire al suo ordine comportava una multa di sei ducati fino ad arrivare all’arresto e alla carcerazione.

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