Così i napoletani liberarono il Brasile

Così i napoletani liberarono il Brasile

Ritratto di Giovanni Vincenzo Sanfelice

Ritratto di Giovanni Vincenzo Sanfelice

In pochi lo sanno, ma il Brasile deve la sua liberazione dalla dominazione olandese e la sua trasformazione in Stato unitario, prima Regno e poi Repubblica, a una sparuta pattuglia di circa mille valorosi soldati partenopei. Un piccolo esercito che ebbe un ruolo decisivo, a fianco delle popolazioni locali, nelle battaglie contro gli olandesi e nella loro sconfitta finale. Tra questi combattenti per la libertà, spicca la figura di un nobile napoletano, Giovanni Vincenzo Sanfelice conte di Bagnoli e Principe di Monteverde. Veterano di tante guerre in Europa e fine stratega, riuscì al comando di pochi uomini a piegare la forza militare olandese, dieci volte superiore per uomini e mezzi, guidata dal temibile Maurizio de Nassau.
Oggi che il Brasile è al centro dell’attenzione dei media per i Campionati mondiali di calcio, questi fatti diventano di particolare interesse, perché aiutano a ricordare una pagina di storia che lega ancora di più l’Italia al Brasile.

Il porto di Napoli in un quadro dell'epoca

Il porto di Napoli in un quadro dell’epoca

Le vicende cui ci riferiamo rimontano a molto prima dei fenomeni migratori che, negli ultimi due secoli, hanno visto centinaia di migliaia di meridionali trasferirsi in Brasile in cerca di fortuna, offrendo un contributo concreto di lavoro, idee e intelligenza alla crescita di quel Paese.
I fatti che narriamo risalgono, infatti, al periodo che va dal 1625 al 1654.  Sono raccolti con dovizia di particolari in un bellissimo e introvabile libro, “Napoletani in Brasile” di Vittorio di Pace, napoletano doc, tra i migliori architetti italiani del ‘900. Il testo fu il risultato di un’approfondita ricerca storica, svolta tra Napoli e il Brasile, cui di Pace dedicò molti anni della sua vita.

Momenti delle battaglie condotte dal Sanfelice nella pittura dell'epoca

Momenti delle battaglie condotte dal Sanfelice nella pittura dell’epoca

Nel 1625 lo scontro tra spagnoli e gli olandesi era particolarmente acceso. Quest’ultimi, forti di una flotta di grandi dimensioni, non solo avevano occupato una serie di città brasiliane sottraendole agli iberici, ma avevano disposto le loro navi in maniera tale da bloccare tutti i rifornimenti dalla madrepatria alle colonie spagnole. Fu allora che a Napoli fu allestita una flotta da inviare in aiuto degli spagnoli, guidata da Fredique de Toledo, Marchese di Villanova.

Il convoglio era composto da quattro navi, l’ammiraglia “Nuestra Senõra de la Annunciaciòn”, la“Capitaneo de Nàpoles”“El Carmem” e la “San Gorge”. Fredique de Toledo contava su un equipaggio di 1.183 uomini, su 144 pezzi di artiglieria e su un gruppo di ufficiali di grande esperienza. Tra questi, col grado di sergente maggiore, c’era Giovan Vincenzo Sanfelice, cui fu conferito, il titolo di Conte di Bagnoli, dopo che ebbe liberata per la prima volta  la città di Bahia. In seguito, proprio per la sua abilità in battaglia e per il coraggio dimostrato, divenne generale di campo, e per volere del re di Spagna, fu nominato governatore e principe di Monteverde in Otranto.

Momenti delle battaglie condotte dal Sanfelice nella pittura dell'epoca

Momenti delle battaglie condotte dal Sanfelice nella pittura dell’epoca

C’è da sottolineare che in quegli anni il Brasile, tranne che nelle maggiori città costiere, era scarsamente popolato. Su un territorio tanto vasto, molti gruppi etnici, sia autoctoni che di europei sbarcati nelle nuove terre, non si conoscevano tra di loro e non c’era, neppure in embrione, l’idea di uno stato unitario, di una nazione.

Fu proprio lo scontro con gli olandesi delle truppe iberiche e di quelle napoletane, supportate dagli indigeni e da alcuni esponenti locali della chiesa cattolica, che diede il via al concetto di Paese Brasile. In più, va detto che molti dei 1.183 valorosi napoletani guidati da Fredique de Toledo sposarono donne del luogo e vi si stabilirono, dando vita alla prima reale ondata migratoria. Non a caso i cognomi di tanti di quei soldati sono oggi molto diffusi in Brasile.
Ma tornando al Conte di Bagnoli, fu certamente epica la battaglia che combattè nel 1638 per la difesa di Bahia contro le truppe olandesi del conte Maurizio de Nassau, considerato in Europa un invincibile condottiero.
Dopo 44 giorni di combattimenti furiosi, non solo il comandante olandese non si mostrò invincibile, ma si sottopose anche all’onta, gravissima per quei tempi, della fuga dal campo di battaglia con tutte le sue truppe.
L’uscita di scena di de Nassau avvenne grazie a uno stratagemma. L’olandese si rese conto che di fronte al coraggio e alla determinazione dei napoletani, i suoi uomini, nonostante fossero molto superiori per numero e per mezzi a disposizione, cominciavano a cedere. Molti soldati olandesi decisero di disertare, altri rifiutavano collocazioni troppo pericolose sul campo di battaglia, ricoperto dei cadaveri di oltre cinquecento dei loro commilitoni.  Fu allora che il conte Maurizio de Nassau chiese una tregua al Sanfelice, attraverso un messaggero, motivandola con la necessità di recuperare i feriti e raccogliere i corpi dei morti in battaglia. Il comandante partenopeo esaudì la richiesta e i due eserciti diedero il via all’operazione. In effetti, da parte napoletana il lavoro fu molto minore, perché molto minori erano state le perdite in battaglia. In seguito, si scoprì che la tregua chiesta da de Nassau era solo un mezzo per guadagnare il tempo necessario a imbarcare le sue truppe e fuggire e non un’opera pietosa, come l’aveva intesa il Sanfelice. Infatti, dopo aver seppellito i morti, il comandante olandese, nella notte tra il 25 e il 26 maggio 1638, prese il largo, cosciente di aver sottovalutato il coraggio, la determinazione e lo sprezzo del pericolo di quel manipolo di napoletani che, per la seconda volta in pochi anni, aveva salvato dalle razzie e dall’occupazione olandesi la città di Bahia.
A questa battaglia ne seguirono altre in cui il Sanfelice e le sue truppe seppero mantenere la loro fama di eroi, fin quando in Brasile ebbe inizio la restaurazione dei portoghesi, primi conquistatori di quell’enorme territorio, che cessò di essere una colonia spagnola.

Momenti delle battaglie condotte dal Sanfelice nella pittura dell'epoca

Momenti delle battaglie condotte dal Sanfelice nella pittura dell’epoca

Di fronte a questa nuova situazione Sanfelice, che era sempre stato soldato fedele al Re di Spagna, tornò in patria assieme alle sue truppe, godendo di grandi onori per le imprese realizzate in difesa del Paese.
Rientrato in Spagna, sembra che il comandante napoletano continuò a militare nell’esercito per molti anni, fin quando il clamore suscitato dalle sue gesta eroiche si affievolì, tanto che gli storici sono talmente incerti su questo periodo da non conoscere neppure la data precisa e le circostanze della sua morte. C’è chi lo vuole deceduto in battaglia in Brasile, chi addirittura sposa l’idea che le sue spoglie riposino a Napoli, nella cappella di famiglia, all’interno della Chiesa di Santa Chiara.
Un fatto è certo: Giovanni Vincenzo Sanfelice ottenne onori e gloria solo dal Re di Spagna, mentre in Brasile la sua figura e la sua eroica truppa di napoletani sono quasi dimenticati.  Anche dagli storici. Né più e nè meno di ciò che è avvenuto a Napoli, da sempre matrigna con i suoi figli migliori.

 

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